Oman Esmeralda

Oman: un tuffo nel passato alla scoperta della Esmeralda

Luca e Bea, autori di ViaggiareVerde.it

Oman: un tuffo nel passato alla scoperta della Esmeralda

Al largo della costa sud-orientale dell’Oman si incontra un gruppo di 5 isole facenti parte dell’arcipelago di Khuriya Muriya; completamente disabitate, fatta eccezione per l’isola maggiore al-Hallaniyah, queste isole, ancora poco conosciute, furono teatro delle campagne navali spagnole e portoghesi. Sebbene siano situate a circa 40 chilometri dalla costa, esse non dispongono di collegamenti e strutture ricettive che permettano lo sviluppo di un fenomeno turistico. L’unico mezzo per raggiungerle e ammirarle nel loro selvaggio splendore è attraverso delle piccole imbarcazioni che permettono ai turisti di esplorare i fondali corallini e osservare le maestose megattere che in queste acque, grazie alla presenza costante di nutrimento (garantito dalla presenza dei monsoni meridionali), trovano l’habitat ideale in cui vivere durante tutto l’anno.

Negli ultimi anni, i fondali di queste isole e in particolare di al-Hallaniyah, sono stati oggetto di numerose ricerche che hanno portano ad una sensazionale scoperta; proprio qui infatti è stato trovato il relitto di una delle navi più importanti dell’età dell’oro delle esplorazioni, la Esmeralda.

Uno sguardo al passato

Vasco Da Gama

Oltre 500 anni fa, le flotte navali spagnole e portoghesi avevano dato inizio all’Età dell’Oro delle esplorazioni. Tra il 1502 e il 1503, l’esploratore portoghese Vasco da Gama, primo europeo a navigare fino in India, guidò la seconda spedizione verso l’Oceano Indiano; la sua flotta, identificata come armada, contava ben 20 navigli, tra cui una squadra capitanata dallo zio di Vasco, Vicente Sodré. All’inizio del 1503, Vasco da Gama riportò gran parte della flotta verso le coste portoghesi; Sodré, comandante della Esmeralda, e suo fratello Brás, al comando di un’altra squadra, approfittarono dell’assenza di Da Gama per trasformare le navi di pattuglia in un gruppo di pirati con l’obiettivo di assalire e saccheggiare i velieri dei mercanti arabi che transitavano in quelle acque. Un giorno però, Sodré decise di ormeggiare la sua flotta nell’arcipelago Khuriya Muriya, per proteggerla da un’imminente tempesta che si sarebbe abbattuta in quella zona; ironia della sorte, la tempesta colpì con grande violenza proprio il luogo in cui Sodrè aveva cercato riparo, facendo precipitare la sua nave e tutto ciò che conteneva sui fondali di fronte all’isola di al-Hallaniyah.

Grazie alle ricerche condotte dalla Blue Water Recoveries, società inglese specializzata in recuperi marini, e con il sostegno del governo dell’Oman, è stato possibile riportare alla luce circa 2700 reperti appartenenti alla Esmeralda. Dopo aver identificato la posizione della nave nel 1998, si è passati all’azione tra il 2013 e il 2015, ritrovando oggetti rari e preziosi risalenti al periodo delle esplorazioni. Tra questi i più importanti risultano essere un disco in lega di rame che, secondo i recenti studi, potrebbe essere parte di un astrolabio utilizzato dalla flotta reale portoghese, e un indio d’argento coniato nel 1499, pezzo dall’inestimabile valore in quanto ne esistono solo due al mondo.

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